CITAZIONE
Vorrei integrare il discorso sulla misurazione dell' induttanza con questi due semplici metodi teorici.
Il primo, diciamo didattico , impiega un circuito composto da un trasformatore con uscita 12v 50Hz collegato con un resistore da 10ohm 15W e la bobina in serie allo stesso.
Vorrei aggiungere una cosa: con questo metodo occorre prestare attenzione al fatto che l'induttanza da misurare abbia un elevato valore e che comunque sia in grado di sopportare elevate correnti; tanto per intenderci mi vengono in mente le induttanze usate per i filtri cross-over delle casse acustiche.
Se non vengono rispettate queste esigenze si avrà la circolazione di una elevata corrente attraverso resistenza (che non per niente ha una potenza di 15W quindi molto robusta) e attraverso la bobina.
Considerando che la reattanza della bobina é data da: XL=2*pigreco*f*L e che la frequenza usata é di soli 50Hz, per non avere correnti elevate occorre che L (l'induttanza) sia alta.
Oltre tutto lasciando collegata l'induttanza per un certo tempo (molto quanto?Dipende da molti fattori) si rischierebbe di aumentarne in modo significativo la temperatura e,essendo realizzata in rame, ne aumenterebbe anche la resistenza ohmmica, alterando il valore risultante dalla misura.
Che fare allora? Si potrebbe usare un generatore di onda sinusoidale, meglio se con frequenza variabile in decadi (100Hz,1KHz,10KHz, ecc.) e applicare lo stesso sistema resistenza/bobina; se si dovesse notare che la tensione (che ovviamente deve essere misurata con un oscilloscopio) ai capi della bobina é molto alta (pari o quasi a quella che alimenta il partitore) occorrerebbe abbassare la frequenza, se dovesse invece essere troppo bassa occorrerebbe usare una frequenza maggiore.
Facendo poi il rapporto fra tensione picco/picco che alimenta il partitore e quella misurata ai capi della bobina é possibile risalire al valore della reattanza induttiva e, di conseguenza, al valore dell'induttanza.
Forse il sistema più a portata di mano, perché entro ampi limiti di induttanza funziona senza grossi accorgimenti, é quello di realizzare un oscillatore LC dove la capacità é fissa e l'induttanza é quella della bobina da misurare. Misurando la frequenza di uscita con un frequenzimetro o oscilloscopio (ammesso che sia disponibile) é possibile calcolarsi il valore dell'induttanza.
Diversi anni fa su una rivista di elettronica (va bene, Nuova Elettronica per la precisione) realizzarono un induttanzimetro proprio usando questo sistema, integrandolo con un microprocessore che faceva i calcoli per visualizzare direttamente il valore dell'induttanza.
Io ce l'ho nel nostro laboratorio e devo dire che funziona molto bene, anche se di tanto in tanto, come tutti gli strumenti, bisognerebbe verificarne la taratura (non facile da fare, però).