In musica, si sa, non ci sono regole precise...o per lo meno, spessissimo quelle che si possono chiamare tali, vanno addirittura controcorrente a quelle che sono le forme canoniche elettroniche.
Si gioca con le coloriture armoniche e con le distorsioni anzichè cercare di debellarle. Si agisce pesantemente su timbriche e componentistica per ottenere quelo stato di "tirato" dalle valvole. Altoparlanti caricati poco e male, che rispondono in modo assolutamente incostante in frequenza sono graditissimi, così come molte altre soluzioni, che di regola sarebbero discutibili.
Volevo porre alla vostra attenzione una di queste idee strampalate, che mi ha dato però molta soddisfazione.
Tutto è partito da un' idea: Emulare il suono dei vecchi amplificatori messi a manetta (i Marshall JTM/JMP, per esempio) senza farsi arrestare e bruciarsi le orecchie. Un qualcosa di semplice, che funzionasse bene e che si potesse usare a casa, magari per studiare o registrare in studio.
Chi suona sa benissimo che volume folle può sviluppare uno di quegli ampli in saturazione, univocamente al fastidio arrecato al resto della band e ai vicini di casa.
Il suono che ne scaturisce è il migliore in assoluto, certo, per via delle sue qualità di risposta alla dinamica e per quella pasta sonora selvaggia che aggredisce l' ambiente...però ai fatti risulta impraticabile.
L' uso di un attenuatore è controverso, perchè comunque svilisce la risposta della cassa e l' interazione della stessa con l' amplificatore (dovuto al basso damping factor).
Ho pensato di seguire la filosofia di base del sistema e di traslarla in formato stomp box e... niente valvole tanto per cambiare (zero cure e manutenzioni). E poi economico, robusto, sicuro e performante.
Ed ecco che è nato questo piccoletto: l' ho chiamato "Cranked box". Due sole manopole e via, andare! Dispone di un' uscita PREAMP, che permette al suono di essere riamplificato e/o trattato esternamente.
Eccolo quì:
Un piccolo ampli MONOCANALE che sviluppa circa 2,5-3Watt RMS e che si può saturare alla grande!
La risposta alle dinamiche d' ingresso è eccellente: anche se messo a chiodo, basta abbassare il volume della chitarra per schiarire il suono, fino a renderlo praticamente pulito.
Si tratta di un vero, verissimo push-pull, che ricalca in piccolo la circuiteria classica dei vecchi ampli, ovviamente riadattata ad hoc, per la differente scelta della componentistica (Fet e Mosfet).
La soluzione più originale, però, risiede nel trasformatore d' uscita adottato. Ho scartato a priori la possibilità di farne avvolgere uno apposito, sin da subito: Avrebbe reso il progetto ostico, mentre io volevo che si potesse replicare immancabilmente e che il suddetto trasformatore fosse, per così dire, un modello economico e "universale", facilmente reperibile da chiunque
Et voilà: Ho usato perciò un modello comunissimo da rete, di quelli appunto universali a più uscite; un ricambio GBC (a catalogo è il tipo da 500mA).
Sacrilegio!!
E di regola questa soluzione farebbe inorridire chiunque abbia conoscenza della materia.
Un trasformatore da rete, infatti, è difficile da far funzionare degnamente come uscita perchè ha innanzitutto una scarsa induttanza sul primario (le basse frequenze vanno a farsi benedire, subito); primario e secondario sono accoppiati senza stratificazioni e/o tutti quegli accorgimenti che fanno un buon TU tale; Il comportamento in frequenza è particolarmente accidentato (il mio GBC, sotto i 300 Hz carica tantissimo, mentre dopo i 5Khz la sua impedenza aumenta paurosamente) e la linearità di conseguenza è pessima...
Ne consegue che per sfruttare bene i difetti di questo componente e renderli pregi musicali, va fatto in modo che il circuito si cucia addosso ad esso (e non il contrario, come si fa di solito).
Ecco che allora i due Mosfet finali devono lavorare a guadagno variabile con la frequenza (entro un certo limite, ovviamente), offrendo comunque anche potenza al variare del carico. Questo soprattutto sulle basse frequenze, dove il piccolo trasformatore GBC ha perdite elevate e caratteristiche davvero pessime.
Anche la corrente a riposo dev' essere ben calibrata, per ottenere la piena modulazione magnetica e per impedire che già alle frequenze medie ci siano dei fenomeni prematuri di decadimento.
Grazie a questi accorgimenti, i risultati sono stati (quasi inaspettatamente) ottimi; addirittura la punta di enfasi sui 3Khz circa, è non solo la benvenuta, ma si integra perfettamente e completa di una bella presenza la "voce" di questo piccolo ampli.
Con l' amico Paolo, ho registrato qualcosa col cellulare a mo' di sample. Si può notare che il tutto era ancora allo stato di groviglio sperimentale su bread-board...
http://www.mediafire.com/watch/zx877n9hgnr...4_xvid_xvid.aviChe dire: non male!
Spero di aver dato un buono spunto a qualcuno, magari per una replica personale del progetto.
Ciao uagliòooooo