Ebbene si miei cari, avete letto bene, anzi benissimo.
Laboratorio portatile!
Dato che sovente mi devo spostare nello spazio (e nel tempo) e molto spesso mi capitano guasti ai tempocircuiti (maledetta roba made in japan) devo essere attrezzato ad ogni evenienza.
Ed è da qui che mi è venuto in mente di realizzare un piccolo laboratorio trasportabile, compatto, abbastanza leggero, utilizzabile ovunque ci sia la tensione canonica di rete (220v AC).
Ammetto di aver preso spunto da un utente youtube italiano che ha realizzato un laboratorio di elettronica portatile, ma lo spunto è proprio solo quello, di inscatolare un laboratorio, poi entrambi sono totalmente diversi (il suo è di elettronica ed è parecchio grossino, il mio è grande come una valigia).
Ma bando alle ciance vediam subito di che cosa si tratta!
Ecco la foto generale del labo portatile!
Partiamo dal dire che il 95% del laboratorio è fatto con oggetti e materiali di recupero (e di fortuna), in pieno stile Doc.
La scatola in legno, un tempo credo contenesse bottiglie di vino.
La parola d'ordine o meglio le parole d'ordine per questo mio progetto sono estetica (deve essere bello a vedersi), funzionale, compatto e multiuso. I cavi, per una questione estetica (e anche funzionale) non sono a vista e sono coperti da pannellini di legno.
Andiamo ad analizzare la prima parte:
Possiamo notare in alto a sx una bella lampada orientabile, comandata dall'interruttore bianco subito sotto; con questa lampada posso illuminare la zona di lavoro e spostarla dove più mi fa comodo, andando anche molto vicino a circuiti ed oggetti vari.
Al di sotto dell'interruttore bianco si nota una morsettiera e un groviglio di cavi, che finirò poi di cablare, che sono quelli dell'alimentazione (che avviene tramite cavo e presa) e della presa di terra.
Andiamo poi al quadro elettrico
si nota un magnetotermico differenziale che comanda tutta la baracca, a fianco c'è un quadro con la prima spia in alto che indica la tensione di rete, la spia sotto invece indica l'accensione dell'alimentatore da banco, comandato dall'interruttore che si vede sotto alla spia; di fianco a questo interruttore verrà posto un pulsante di emergenza che simulerà una perdita verso massa e farà scattare il differenziale,in modo da poter interrompere l'alimentazione immediatamente in caso di necessità (anche se sto pensando di omettere questo pulsante data l'immediatezza nel disarmare il differenziale, ditemi poi voi cosa fareste) e nell'ampio spazio che rimane andrò poi a fissare un display con voltmetro, amperometro e frequenzimetro, in modo da aver sempre sotto controllo la rete (il pannellino spero mi arrivi al più presto).
Sotto al quadro ci sono 3 prese, una normale e 2 shucko, utilizzabili anche come prese normali; queste sono alimentate direttamente dal quadro non appena viene data tensione e mi serviranno per gli usi più disparati, dal caricare il cellulare, ad attaccarci il trapano, il dremel, oggetti vintage da provare e qualsiasi cosa utilizzi la 220. Avevo anche pensato a comandare queste tre prese con un altro differenziale, come nel vecchio quadro da laboratorio che avevo realizzato anni fa, ma per motivi di spazio ho lasciato stare.
Ah, ovviamente il differenziale è fissato tramite guida omega (o din).
Andando avanti troviamo
l'alloggiamento per il pirografo e il saldatore autocostruiti (che analizzeremo più avanti), un pannellino in basso a dx con 2 boccole e un led verde da cui prelevare 12v DC (che poi son 13 volt, vedesi la discussione sull'alimentatore da banco) lo spazio vuoto l'ho lasciato per le varie ed eventuali, in alto il compartimento che tiene i rocchetti di stagno (che fuoriescono da dei buchini, al momento ve ne è solo uno, dalla foto si dovrebbe vedere) in modo da avere sempre lo stagno dietro e non perderlo/dimenticarlo come sovente mi capita, più in alto troviamo invece una nicchia (che inizialmente era un piccolo "armadietto" ma non riuscivo poi a chiudere il laboratorio per colpa della manopola del piano di sotto) ed attualmente è occupata da un bellissimo tester che ho costruito io da kit, che ha le funzioni base di un tester (capacità, resistenza, volt, ampere) ed in più ha numerosissime altre funzioni, misura le induttanze, provadiodi, provatransistor (dicendoti la tipologia di transistor) e mille altre a me sconosciute. Al momento è alimentato tramite una batteria transistor, ma successivamente verrà alimentato direttamente dall'alimentatore 12v.
Sopra al tester abbiamo un piccolo armadietto in fase di allestimento e di fianco ne farò un altro, avendo ancora dello spazio utile, qui disporrò arnesi vari.
Passiamo ora al piano di sotto:
Questo curioso marchingegno altro non è che un aspirafumi, con tubo allungabile e direzionabile, la ventola è dentro alla scatolina ed è presente pure un filtro di quelli utilizzati nelle cappe aspiranti delle cucine;in questo modo quando userò il saldatore o il pirografo non inalerò più i fumi (che non fan nemmeno più tanto bene).
Il tutto viene azionato tramite quel minuscolo interruttore blu e bianco, fissato pure storto, con della colla a caldo. La ventola viene alimentata dall'alimentatore 12v.
Qui vediamo in "dettaglio" i cavi che scendono giù dal piano di sopra, che sono quelli della 220v AC per l'alimentatore e per il pirografo, l'interruttore storto pocanzi menzionato, una morsettiera dove sul lato sx abbiamo l'uscita dell'alimentatore 12v DC mentre a dx abbiamo l'entrata 220v AC che alimenta il trasformatore dell'alimentatore. La parte della morsettiera verrà poi protetta da una griglia in metallo per evitare che qualche curiosone ci metta le dita (anche se sarebbe comunque impossibile prendere la scossa).
Qui abbiamo un primo scomparto porta qualcosa (attrezzi, materiali ecc)
Questo pannello di controllo serve per il pirografo (a Sx) e per saldatore e varie (a Dx)
Semi visibile in alto abbiamo la zona dell'alimentatore, che analizziamo fra poco,il pannello a Sx serve appunto per il pirografo, azionato da interruttore, tramite la manopola possiamo aumentare o diminuire la temperatura della punta, in modo tale da adattarla ai diversi tipi di materiali con cui è costruita e al legno che si andrà ad incidere.
A Dx c'è l'alimentatore in PWM con ne555 e mosfet di potenza, di cui sicuramente ricorderete la discussione, il led rosso indica la presenza dell'alimentazione e il led giallo invece la "potenza" in uscita, collegando quindi il saldatore andrò a aumentare o diminuire la temperatura della punta, mettendo un motore varierò la velocità e così via.
Qui possiamo vedere la baraonda che c'è li sotto
il trafo toroidale al quale ho avvolto un altro secondario per avere i 3v AC per il pirografo, il dimmer in alto per il pirografo, il pwm con dissipatore per il mosfet e una marea di cavi incasinati che poi, appena finirò di far modifiche ogni 2 secondi, cablerò con più decenza.
Richiudiamo l'arrocchio per aprirne subito un altro:
la parte dell'alimentazione a 12v Dc, un 3055 messo in isolamento, 2 condensatori assiali vintagissimi, roba varia, chiudiamo anche qui va o mi uccidete per quando son bravo a costruire su millefori (che poi da piccolo chiamavo millefiori).
Direi ora di analizzare il pirografo
avevo comprato anni fa un pirografo/saldatore dalla lidl, con le punte avvitabili, una cagata pazzesca, da saldatore faceva schifo perchè non scaldava abbastanza e facevo un sacco di saldature fredde, da pirografo funzionava bene ma la penna era ingestibile ed inusabile per disegnare a causa delle dimensioni troppo grandi e poco ergonimiche, smesso totalmente di utilizzarlo quando la punta del saldatore si spezzò all'interno della parte filettata non facendomela più cambiare; il mio pirografo ha una dimensione dello stilo molto più contenuto, come una penna normale, l'impugnatura è in sughero (qui coperto da del nastro isolante per evitare che durante la foratura si potesse rompere) e il corpo è un pezzo di canna da pesca in vetroresina, i cavi sono saldati a due pezzi di cavo di rame, che vengono passati attraverso un tondino di legno, escono dalla stilo e vengono poi interfacciati alla punta tramite due morsetti in ottone privati dell'involucro di plastica.
Per fare le punte non va propriamente bene qualsiasi materiale, l'ideale sarebbe il filo in nichelcromo o simile, che viene utilizzato per creare le resistenze delle stufette ecc; avevo provato con del rame, ma o fondeva o faceva diventare bollente il cavo del secondario (che è da 4mm quadri), al che mi è venuta in mente la mia vecchia stufetta da bagno defunta
ed ecco che ho filo per punte a sufficenza per anni e anni (oltre che del filo più sottile per fare resistenze).
Il pirografo funziona molto bene, i legni di prova sono stati utilizzati per costruire gli scomparti, quindi vedremo dopo la prova sul campo.
Analizziamo ora il saldatore:
perchè costruire un saldatore quando con 5 euro vai dai cinesi o da un qualsiasi brico e te ne compri uno?
Perchè quelli provati fanno veramente pena, la punta si disgrega come se fosse fatta di pastafrolla, avevo una stazione saldante della lidl ed oltre ad avere sta benedetta stilo obesa e difficoltosa da impugnare, al 6o utilizzo è partito il dimmer della temperatura... In attesa di comprarmi una stazione saldante mezza decente, ho costruito quest'arrocchio, la punta è intercambiabile, sempre grazie ad un morsetto privato dell'involucro, lo stilo è fatto con un pezzo di canna da pesca sempre in vetroresina, la resistenza è avvolta sopra ad un pezzo di rame e separata da essa da una guaina in fibra di vetro trovata dentro la stufetta, ogni cavo è protetto da suddetta guaina e il tutto è racchiuso dentro ad un foglio di mica (almeno credo sia mica) che era presente dentro al phon e messa dentro un tubetto in ferro. Il tubetto è fissato poi allo stilo tramite stucco per metallo.
La resistenza non va fatta a caso, ma va calcolata in base alla tensione e corrente che verranno utilizzati, si possono utilizzare delle formule oppure, se si vuole un metodo meno teorico e più pratico, si prende un asse di legno e si fissano due chiodi ad una certa distanza, circa una quarantina di cm, si prende uno spezzone di filo al nichelcromo un po più lungo dell'asse e si avvolgono le estremità ai chiodi.
Un capo di alimentazione va attaccato al primo chiodo mentre l'altro, tramite coccodrillo, va spostato dal secondo capo a salire, trovando il punto in cui il filo inizia a diventare incandescente. Trovato il punto, si taglia il cavo e si può avvolgere la resistenza.
Ho utilizzato questo saldatore con un discreto successo, saldando anche cavi spessi a parti abbastanza grosse di rame; ovviamente vista la punta fine (che comunque può essere sostituita con qualcosa di ben più spesso) non verrà mai utilizzato per fare grossi lavori di saldatura, ma è stato concepito per la piccola componentistica.
Per rendere la presa più performante ho ricoperto la stilo con la camera d'aria di una bicicletta da corsa.
Rimane questa zona da analizzare:
essa è doubleface; in questo stato può essere utilizzata come piano di lavoro per saldature,per pirografare, riparare ecc ecc (verrà trattata in modo tale da resistere meglio ai danni)
ruotando il piano ecco che spunta un motore con mandrino, utilizzato come multiuso.
Allo stato attuale esso può essere utilizzato come moletta, smerigliatore, trapanino, flessibile, lucidatore ecc ecc, utilizzando tutti gli accessori da dremel, appena riesco, in questi giorni, creerò una piccola base per tornitura di piccoli pezzi di legno e una piccola smerigliatrice a nastro, entrambi oggetti utilissimi per il mio lavoro artigianale. La zona retrostante, quella con il pannello di controllo pyro/saldatore verrà protetta da una struttura di plexyglass, da installare attorno al tornio.
Il motore è alimentato dal pwm, in modo da controllare la velocità dell'attrezzo.
Ed ecco la panoramica di quel che sta sotto al motore
i dischi per taglio, smerigliatura, levigatura ecc, con tutti i vari portapunta da dremel
le prove del pirografo.
E con questo l'articolo è finito, spero di averlo esposto nel modo più chiaro possibile, e mi auguro di avervi fatta cosa gradita.
Ora finalmente avete capito il mare di domande che vi ho posto in questo periodo ed ora vi spiego anche il discorso dei condensatori: le due spie rosse per la 220v Ac sono banalmente dei led, ho visto i più disparati schemi per far funzionare un led con la 220v Ac, dal mettere solo una resistenza (come Dario mi aveva proposto) a interporre anche un diodo in serie alla stessa, al sostituire la resistenza con un condensatore sfruttandone la reattanza ed un diodo ed infine lo schema che utilizza resistenza, condensatore, diodo in parallelo al led.
Non vi dico la difficoltà nel capirci qualcosa sul dimensionamento del condensatore, escludendo la tensione di lavoro, il problema stava nella capacità. Alcuni tramite formule indicavano valori sul nanofarad (ovviamente con la stessa alimentazione in ingresso), altri sui 3-400 nanofarad, formule sempre diverse e mai una cosa chiara.
Alchè son tornato alle mie origini ed ho provato a spanne i condensatori, finchè ho trovato il valore di capacità che faceva accendere il led all'intensità che volevo io.
Mi pare di aver detto tutto, al momento non è finito, ma non resistevo più, volevo farvelo vedere!!!
Dovrò poi dare una spruzzata di vernice trasparente sul legno, montare la maniglia, montare le etichette varie e molto altro... Per il momento sono molto soddisfatto!
Ed ora un paio di cose moderne recuperate nel marasma di roba accumulata in questi anni!