CITAZIONE
Che cosa intendi per circuiti a commutazione?
Come "circuiti a commutazione" si intende una famiglia di circuiti come convertitori switching, regolatori pwm e in genere dispositivi che, mediante l'interruzione impulsiva di una tensione continua permettono di variarne le caratteristiche (tensione media, frequenza ecc).
Anche nel data-sheet di cui hai pubblicato il link si fa riferimento proprio a questo tipo di circuiti (Switching Regulators, Inverters, Motor Controls,
Solenoid/Relay drivers and Deflection circuits).
I componenti montati nei circuiti a commutazione sono caratterizzati da un'elevata velocità di transizione fra gli stati on->off (saturazione->interdizione) e viceversa e, solitamente una tensione di lavoro massima (VCE max per i transistor/BJT, VDS max per i MOS) elevata e, possibilmente, una bassa caduta ai capi durante la fase di on.
Il primo parametro (velocità di commutazione) è importante perchè riduce le perdite quando il componente cambia di stato (durante la transizione da saturazione/on a interdizione/off o viceversa il transistor si trova a lavorare nella zona attiva, dove la corrente di collettore è sufficientemente alta e così pure la tensione collettore/emettitore).
In queste condizioni il componente è costretto a dissipare parecchia energia in calore, quindi, tanto più questo tempo di transizione è breve, tanto meno durerà il funzionamento in zona attiva e tanto meno dissiperà il componente, con grande felicità sua e con grande dispiacere del fornitore di energia elettrica.
Il secondo parametro, quello relativo a una tensione di lavoro massima elevata, non è invece un parametro sempre soddisfatto, anche se solitamente lo è. Il motivo è semplice: spesso le applicazioni "a commutazione" vengono effettuate per gestire tensioni di partenza elevate (classica applicazione alimentatori switching da rete come quelli dei PC) o per elevare tensioni continue. In questi casi è molto utile, quando non addirittura indispensabile, avere un "interruttore" in grado di accendere e spegnere la tensione senza prendersela per qualche picco di tensione elevata più o meno breve.
Il terzo parametro è invece importante quando si devono trattare correnti elevate, perchè durante la fase di on, il componente si trova a dissipare una potenza che è pari alla corrente che lo attraversa x la tensione ai suoi capi. Visto che la corrente è legata alla potenza richiesta dall'utilizzatore collegato a valle (e quindi non può essere ridotta) l'unica possibilità che si ha per non stressare il povero transistor è fare in modo di ridurre la tensione ai suoi capi, quindi la VCE di saturazione.
Spesse volte, al posto dei BJT, vengono usati i MOS di potenza, che possono avere una caduta di tensione ai loro capi molto bassa (nel caso dei MOS non esiste una VCE di saturazione ma la resistenza RDS on). La RDS on è la resistenza presente fra drain e source quando il MOS è attivo. Tanto più è bassa la RDS on e tanto meno dissiperà il MOS (dato che la potenza è data dalla formula RDSon x I x I, dove I è la corrente che scorre fra drain e source). Esistono MOS con resistenze RDSon dell'ordine dei centesimi di ohm che, ovviamente, hanno bisogno di correnti elevate per trovarsi a dissipare potenze elevate.
Per il momento è tutto; spero di essere stato sufficientemente chiaro e di non averti tediato oltre il lecito.
Edited by robo67 - 28/4/2007, 13:15