I transistors, come funzionano

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view post Posted on 24/4/2007, 15:09
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Immane Rompiball

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Vista la crescente richiesta, provo a descrivere "elettricamente", semplicemente, praticamente il funzionamento dei transistor. Visto che in rete si trova poco o nulla in italiano e se non si compra un libro di testo incomprensibile per i molti che già non sanno tutto. Ma allora a cosa servono i libri di testo italiani? :unsure:

Ma, saltiamo la teoria delle bande di energia nei solidi, la chimica/fisica dei semiconduttori, i modelli matematici di rappresentazione dei circuiti, le varie leggi di Thevenin, Norton, Millmann, la sovrapposizione degli effetti, la teoria della corrente alternata e sua geometria, l'analisi in serie di Furier, la trasformata di Laplace, l'analisi dei circuiti alle varie frequenze, e tante amenità che si suppone che già sappiate, e se non le sapete poco cambia, perchè sarò terra terra che più terra terra non si può. :wacko:

Nel 1947 fu inventato il primo transist... Insomma, il transistor è un dispositivo a tre terminali. Per questo si chiama transistor... no! -_-
Non per questo. Se fosse stato per questo si sarebbe dovuto chiamare TRI-STOR e non transistor. <_<
Bando alle ciance. Tre terminali. Collettore, la Base e l'Emettitore. L'emettitore emette le cariche che vengono Collettorate (raccolte non rende bene l'idea) dal Collettore. La base controlla questo flusso. Cioè, nei transistor NPN il collettore deve sempre essere positivo rispetto all'emettitore. E la base pure, o al limite allo stesso potenziale dell'emettitore. D'ora in avanti parliamo di questo tipo di transistors (NPN). Se colleghiamo la base all'emettitore il potenziale VBE (tensione tra base ed emettitore) è uguale a zero, il transisor è interdetto e non circola corrente tra collettore ed emettitore o elettroni tra emettitore e collettore (se vi ponete qualche domanda al riguardo andatevi a cercare senso di circolazione della corrente in rete, questo lo trovate). Ma a mano che la base viene polarizzata con una tensione positiva nella base entrerà una corrente non linearmente proporzionale alla tensione applicata come avverrebbe in una resistenza ma secondo la curva di corrente di base IB verso la tensione VBE. Man a mano che questa corrente di base aumenta, aumenterà circa proporzionalmente (ma non vi illudete troppo) la corrente che circolerà nel circuite collettore emettitore, del fattore HFE o Beta (se le lettere a pedice sono maiuscole indicano tensioni e correnti continue di polarizzazione a regime statico. Se i pedici sono minuscoli le indicano a regime dinamico per piccoli segnali) Cioè il transistor amplifica di Beta o HFE volte la corrente IB quando opportunamente polarizzato, cioè con il collettore e la base positivi rispetto all'emettitore.
Per ora mi fermo. Domande? :unsure:
 
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maxwell2
view post Posted on 24/4/2007, 15:31




Ben fatto admin-law! ;)
Ora preparo un lista di domande.... :rolleyes:
Anzi la prima è questa....
Che differenza cè tra un collegamento ad emettitore comune, base comune o collettore comune?


 
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view post Posted on 24/4/2007, 16:15
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Immane Rompiball

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CITAZIONE
Che differenza cè tra un collegamento ad emettitore comune, base comune o collettore comune?

I collegamenti tipici sono uguali per tutti i dispositivi attivi, triodi, pentodi, transistors, fet, mosfet, e penfetstors... :lol:

A catodo, emettitore, source comune.
A griglia, base, gate comune.
Ad anodo, collettore, drain comune.

La polarizzazione, cioè le tensioni tra i vari elettrodi degli elementi attivi è sempre la solita (o quasi) per tutte e tre le versioni. Quello che cambia è la configurazione del punto di ingresso del segnale e le connessioni al carico. Di conseguenza, cambia amplificazione del circuito, fase dei segnali, impedenza di ingresso e di uscita.

In particolare a catodo, emettitore, source comune si ha una media impedenza di ingresso, media impedenza di uscita, inversione di 180 gradi della fase del segnale e alta amplificazione. Circuito usato per bassi livelli a bassa frequenza.

A griglia, base, gate comune si ha bassa impedenza di ingresso, media impedenza di uscita e guadagno inferiore a 1. Circuito usato per alta frequenza negli amplificatori di antenna o stadi lineari di uscita.

Ad anodo, collettore o drain comune si ha alta impedenza di ingresso, bassa impedenza di uscita e guadagno inferiore a 1. Circuito usato come adattatore di impedenza o circuito di ingresso per amplificatori di segnale.

Questo naturalmente è il succo, dietro ci sono dieci enciclopedie di teorie e altrettante di pratica. ;)

 
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maxwell2
view post Posted on 24/4/2007, 16:54




Ammettiamo di avere un circuito che produce 2.35 A a 24 vdc.Come posso calcolare la corrente di base per far condurre questo tr.
 
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view post Posted on 24/4/2007, 17:11
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Immane Rompiball

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Bene, dal data sheet si rileva che la corrente massima di base è di 6A. Perciò quando tu fai passare 6A in base sei strasicuro che quel transistor è in conduzione spinta. Ma... vediamo che ha un guadagno in DC che va da un minimo di 8 ad un massimo di 40 per una corrente di collettore di 5A. Inoltre più in basso vediamo che la V<subbe di saturazione è di 1.2V. Ora, se il tuo campione di transistor supponiamo che abbia presumibilmente un'amplificazione di circa 20 vuol dire che per avere 5A di corrente di collettore a lui bastano circa 5/20A in base, cioè 250mA. E se con questa corrente ottieni una tensione VBE =1.2V ed una VCE intorno ai 2V il transistor si può dire che è in saturazione.
Ma, se controlli nel riquadro "on characteristics" trovi "collector emitter saturation voltage" che ti dice che:
Con una corrente di base di 1A e una corrente di collettore di 5A ottieni una VCE minima (di saturazione) di 1Volt.
Con una corrente di base di 1.6A e una corrente di collettore di 8A ottieni una VCE minima (di saturazione) di 1.6Volt.
Ma attenzione. Quando la corrente entra da qualche parte e ai capi di questa "qualche parte" hai una tensione tu hai una potenza dissipata in effetto joule, cioè quella parte si riscalda. Tutti questi bei dati sono veri se tu asporti calore dal transistor in modo da mantenere la sua temperatura di giunzione (interna) TJ caratteristica per quel "coso".
In quel datasheet ci sono alcuni esempi di circuito dove il "coso" viene usato in modo esemplare. Ti consiglio di cercar di usarli per il tuo scopo.
 
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robo67
view post Posted on 26/4/2007, 19:47




CITAZIONE
Ammettiamo di avere un circuito che produce 2.35 A a 24 vdc.Come posso calcolare la corrente di base per far condurre questo tr

Scusami Maxwell2, non per farmi i fatti tuoi, ma che tipo di applicazione hai in mente per l'MJE13009? Te lo chiedo perchè non è certamente un transitor "usuale", dato che ha caratteristiche tipiche di circuiti a commutazione.
 
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maxwell2
view post Posted on 27/4/2007, 09:55




Ciao Robo67.
Si certo non è un tr usuale , per questo motivo ho fatto una fatica incredibile a reperirlo( e anche questo fa parte del "gioco"!)
Che cosa intendi per circuiti a commutazione?
 
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robo67
view post Posted on 27/4/2007, 21:34




CITAZIONE
Che cosa intendi per circuiti a commutazione?

Come "circuiti a commutazione" si intende una famiglia di circuiti come convertitori switching, regolatori pwm e in genere dispositivi che, mediante l'interruzione impulsiva di una tensione continua permettono di variarne le caratteristiche (tensione media, frequenza ecc).
Anche nel data-sheet di cui hai pubblicato il link si fa riferimento proprio a questo tipo di circuiti (Switching Regulators, Inverters, Motor Controls,
Solenoid/Relay drivers and Deflection circuits).

I componenti montati nei circuiti a commutazione sono caratterizzati da un'elevata velocità di transizione fra gli stati on->off (saturazione->interdizione) e viceversa e, solitamente una tensione di lavoro massima (VCE max per i transistor/BJT, VDS max per i MOS) elevata e, possibilmente, una bassa caduta ai capi durante la fase di on.
Il primo parametro (velocità di commutazione) è importante perchè riduce le perdite quando il componente cambia di stato (durante la transizione da saturazione/on a interdizione/off o viceversa il transistor si trova a lavorare nella zona attiva, dove la corrente di collettore è sufficientemente alta e così pure la tensione collettore/emettitore).
In queste condizioni il componente è costretto a dissipare parecchia energia in calore, quindi, tanto più questo tempo di transizione è breve, tanto meno durerà il funzionamento in zona attiva e tanto meno dissiperà il componente, con grande felicità sua e con grande dispiacere del fornitore di energia elettrica. :rolleyes:
Il secondo parametro, quello relativo a una tensione di lavoro massima elevata, non è invece un parametro sempre soddisfatto, anche se solitamente lo è. Il motivo è semplice: spesso le applicazioni "a commutazione" vengono effettuate per gestire tensioni di partenza elevate (classica applicazione alimentatori switching da rete come quelli dei PC) o per elevare tensioni continue. In questi casi è molto utile, quando non addirittura indispensabile, avere un "interruttore" in grado di accendere e spegnere la tensione senza prendersela per qualche picco di tensione elevata più o meno breve.
Il terzo parametro è invece importante quando si devono trattare correnti elevate, perchè durante la fase di on, il componente si trova a dissipare una potenza che è pari alla corrente che lo attraversa x la tensione ai suoi capi. Visto che la corrente è legata alla potenza richiesta dall'utilizzatore collegato a valle (e quindi non può essere ridotta) l'unica possibilità che si ha per non stressare il povero transistor è fare in modo di ridurre la tensione ai suoi capi, quindi la VCE di saturazione.
Spesse volte, al posto dei BJT, vengono usati i MOS di potenza, che possono avere una caduta di tensione ai loro capi molto bassa (nel caso dei MOS non esiste una VCE di saturazione ma la resistenza RDS on). La RDS on è la resistenza presente fra drain e source quando il MOS è attivo. Tanto più è bassa la RDS on e tanto meno dissiperà il MOS (dato che la potenza è data dalla formula RDSon x I x I, dove I è la corrente che scorre fra drain e source). Esistono MOS con resistenze RDSon dell'ordine dei centesimi di ohm che, ovviamente, hanno bisogno di correnti elevate per trovarsi a dissipare potenze elevate.

Per il momento è tutto; spero di essere stato sufficientemente chiaro e di non averti tediato oltre il lecito.

Edited by robo67 - 28/4/2007, 13:15
 
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view post Posted on 2/5/2007, 08:00
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Immane Rompiball

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Letto, approvato e promosso... ;)
 
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maxwell2
view post Posted on 2/5/2007, 10:09




Grazie per la tua spiegazione Robo67. :)
Ora , appena ho un po' tempo libero faccio delle prove con il covertitore switching e poi eventualmnte postero' ,in sezione , i risultati... ;)
 
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robo67
view post Posted on 2/5/2007, 18:26




CITAZIONE
Letto, approvato e promosso...

Meno male!! Con che voto? ( non vorrei che fosse un 6---- ) :D
Ma allora il "vademecum del perfetto elettronico" che ho letto ieri sera prima di addormentarmi diceva delle cose vere!!!

CITAZIONE
Grazie per la tua spiegazione Robo67.

Non c'è di chè. Quando avrai problemi d'insonnia devi solo farmi altre domande del genere. :rolleyes:
Ho in serbo anche un trattato su CD che si intitola "Imparare i transistor mentre si dorme". Una vera chicca. Eccoti le modalità d'uso:
1) Inserire il CD nel lettore
2) Avviare la riproduzione
3) Leggere la prefazione dell'opuscolo allegato al CD, scritta da un elettronico teorico
4) Attendere di arrivare a metà della prima riga (circa 17 secondi dall'inizio della lettura)
5) Ora che il sonno ti ha colto profondamente, ascoltando il CD imparerai tutto sui transistor: aspetto, tipi, abitudini alimentari e sessuali ecc.

..............e poi? Non lo so, io sono arrivato al massimo al punto 2.
 
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maxwell2
view post Posted on 3/5/2007, 09:02




Bene.
Allora farei altre domande per capire meglio questo meraviglioso agglomerato di silicio e altre amenità. ^_^
Parliamo di Hfe o di beta o di guadagno di un tr.Cosa serve e come si puo' usare per trarre informazioni utili sull' utilizzo dello stesso? :unsure:
 
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view post Posted on 3/5/2007, 10:03
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Immane Rompiball

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I componenti elettronici si dividono in attivi e passivi. Qalcuno ha capito che i componenti attivi generino free energy e quelli passivi "usino" energia, ma questo non è corretto.
I componenti attivi sono chiamati così perchè amplificano qualcosa, si comportano attivamente. Mentre i componenti passivi si limitano a svolgere il loro compito di elemento costante (o quasi).
Quindi, i transistors sono un elemento attivo perchè amplificano qualcosa. Ed il beta o HFE è il valore di quante volte la corrente IB è da moltiplicare per ottenere la corrente IC. In altre parole è il rapporto tra la corrente di collettore e la corrente di base. Il circuito a cui si fa riferimento è il circuito ad emettitore comune. Prendiamo un transistor comune con un HFE=200 di tipo NPN, lo colleghiamo con l'emettitore a massa. Il collettore al positivo di alimentazione a 12V tramite una resistenza da 120 Ohm e la base al positivo tramite una resistenza variabile. Se misuriamo la corrente che entra in base attraverso la resistenza variabile dal positivo, e rileviamo 0.1mA sul collettore avremo 0.1mA X 200 = 20mA. La VCE in questo caso sarà = a 12V-120Ohm X 0.02mA= 9.6V.
Questa equazione è valida finchè non si arriva in zona di saturazione del transistor ovvero VCE -> VCEsat. Ma per comprendere meglio la polarizzazione del transistor occorre studiare un pò le sue curve caratteristiche. La prima e forse la più importante curva è quella che definisce la corrente di collettore IC in funzione della tensione VCE. Ti consiglio di dedicarti ad un transistor semplice, di scaricare il datasheet dove siano comprese le curve caratteristiche e cercare di capirne il significato. Ti consiglio anche di costruirti un circuitino di prova e verificare con mano quello che stai facendo. Basta un tester digitale, anche cinese. Meglio due, in funzione amperometro puoi misurare l'andamento di una corrente in funzione di un'altra o di misurare una tensione in funzione di una corrente. Purtroppo i siti che parlano di queste cose che si trovano in rete, torno a ripeterlo sono tutti in inglese. Gli italiani consigliano di comprarti un libro di testo... :lol:
Anzi, il loro libro di testo... ;)
 
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robo67
view post Posted on 3/5/2007, 19:24




CITAZIONE
I componenti elettronici si dividono in attivi e passivi. Qalcuno ha capito che i componenti attivi generino free energy e quelli passivi "usino" energia, ma questo non è corretto.

Beh, se prendi una cella fotovoltaica apparentemente potrebbe sembrare un componente attivo nel vero senso della parola, anche se in realtà è un convertitore di energia, non un produttore. :P
A parte gli scherzi il fatto che il componente attivo generi energia potrebbe essere uno di quei classici "granchi" che scrivono i giornalisti che si improvvisano tecnici o che comunque capiscono l'8 per il 18 (altro esempio è la Silicon Valley che spesso viene tradotta come Valle del silicone, come se fosse un centro di chirurgia estetica).
Scusate l'OT, ma mi sono fatto trasportare.

Vorrei aggiungere alla trattazione di Lawrence, come sempre preciso, un'ultimo concetto: la saturazione del transistor.
Nell'esempio Lawrence ha scritto:
CITAZIONE
Il circuito a cui si fa riferimento è il circuito ad emettitore comune. Prendiamo un transistor comune con un HFE=200 di tipo NPN, lo colleghiamo con l'emettitore a massa. Il collettore al positivo di alimentazione a 12V tramite una resistenza da 120 Ohm e la base al positivo tramite una resistenza variabile. Se misuriamo la corrente che entra in base attraverso la resistenza variabile dal positivo, e rileviamo 0.1mA sul collettore avremo 0.1mA X 200 = 20mA. La VCE in questo caso sarà = a 12V-120Ohm X 0.02mA= 9.6V.

Ammettiamo ora di aumentare la corrente di base a 1mA.
Sul collettore circolerebbe una corrente di 1mA x 200 = 200mA. Quindi la VCE sarebbe 12-120 x 0,2= -12V.
La domanda che sorge spontanea è: come fa la VCE ad essere negativa se l'emettitore è collegato al negativo dell'alimentazione e il collettore al positivo tramite la resistenza da 120 ohm?
In realtà nei calcoli sopra c'è un errore, causato dal fatto che si considera che l'HFE sia constante al variare della corrente di collettore.
In realtà non è così, perchè resta abbastanza costante solo in un campo di correnti di collettore/tensione VCE.

Quando la VCE si avvicina a 0V (in realtà non potrà mai accadere che vada a 0 nei transistor reali) il BJT passa dalla cosiddetta zona lineare, in cui c'è una certa proporzionalità fra corrente di base e corrente di collettore, a quella non lineare (detta di saturazione). Sostanzialmente si ha che in saturazione a un grande incremento della corrente di base corrisponde un piccolo (o anche nullo) aumento della corrente di collettore. Già da questa affermazione si capisce che l'HFE, che è il rapporto Ic/Ib, durante la saturazione si abbassa drasticamente.
La tensione di saturazione è indicata con VCEsat ed è solitamente dell'ordine dei decimi di volt, caratteristica richiesta proprio nei transistor cdi commutazione.
 
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view post Posted on 14/5/2007, 15:53
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Immane Rompiball

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Concordo, e quoto. E per le tensioni basse i MOSfet hanno delle resistenze RDSon dell'ordine di qualche milliohm molto appetibili per ottenere un'alta efficienza, purtroppo, i mos sono lenti e soffrono alle tensioni elevate che invece gli IGBT o i JBT di oggi reggono tranqullamente. Sempre parlando di "roba" switching... ;)
 
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